Lo stile è quello del salotto di casa, senza fronzoli né lustrini. Si comincia con un premio, per ringraziare la prima grande ospite del 2017, ovvero Veronica Pivetti, che riceve una targa per la sua «poliedrica attività cinematografica e televisiva». Parte così, alla Festa del cinema di Roma, nell’area della Lazio Film Commission, la presentazione della prossima edizione del Busto Arsizio Film Festival. Solo venti minuti, quanto basta per le anticipazioni. Ma l’iniziativa attira l’attenzione di alcuni premiati degli ultimi anni: Claudia Potenza, Riccardo Rossi, la sceneggiatrice Paola Mammini (Perfetti sconosciuti), la giornalista Laura Delli Colli. Tutti pronti a riconoscere al Baff «grande entusiasmo». «È questa la sua chiave vincente» rivela Rossi. «Ci torneremo, è un appuntamento gradito e abbiamo ricevuto un premio che fa piacere avere sul comodino».

«Siamo riusciti in questi anni – spiega il presidente Alessandro Munari – a creare un sistema cinema che rappresenta un unicum: oltre alla scuola intitolata ad Antonioni, che fu ospite del 2006, con i suoi 25 nuovi iscritti, ci sono la film commission e il Festival che si tiene in primavera. Busto è cittadella del cinema, vanta le monosale a cui erano abituati una volta quelli della mia generazione». Munari parla di un «indotto diretto e indiretto di interessante valutazione economica. La stessa vivacità del festival è garantita dai giovani. Gli ex studenti danno frutti, li troviamo in posti importanti».

A Steve Della Casa il compito di raccontare il Baff che si terrà dal 18 al 25 marzo: «Si fonda sul dialogo tra gli ospiti e un pubblico importante e preparato, in continuità col cineforum e nel rilancio di Icma. Sono i fattori che rendono il festival bustese un posto unico. Renderemo omaggio a Totò a 50 anni dalla morte, cercando di coinvolgere chi ha lavorato con lui (dietro le quinte si vocifera di Ninetto Davoli e Carlo Croccolo, ndr) e ricorderemo Dario Fo con un film a cui siamo legati tutti, l’unico che lo vede protagonista, “Lo svitato“, in cui interpreta una specie di Jacques Tati all’italiana. È di Carlo Lizzani e fu prodotto Leo Vachter, papà di Patrizia, del nostro ufficio stampa di Milano. Indagheremo sul perché Dario non abbia fatto altri film».

La formula si ripete: «Master class, proiezioni, incontri per le scuole, dialoghi fra persone intelligenti e clima simpatico». Il Comune fa la sua parte. Lo conferma Paola Magugliani, assessore alla Cultura che sta sostenendo i progetti del sistema cinema: «È una meravigliosa iniziativa. Lavoreremo in sinergia con tutti e ringrazio per il cospicuo impegno di questi anni».

Il primo premio di questo nuovo Baff va dunque a Veronica Pivetti, che ringrazia con ironia per il «riconoscimento preventivo». Sarà presidente della giuria (gli studenti dell’Icma) di un concorso di corti. «Partiamo tutti con cortometraggi di cui non frega niente a nessuno, ma permettono capire se sei in grado di tenere una troupe. Dovremmo dar loro più importanza. Spero succederà ancora e se accadrà ci impegneremo, io sono onorata di essere stata chiamata». Pivetti dà l’arrivederci «a quando farà più caldo». Si deve correre, perché a Roma gli eventi si avvicendano. Gli ospiti del passato confermano di avere incontrato «una realtà fantastica». Delli Colli anticipa un nuovo Premio Bersani da parte del sindacato giornalisti, dopo quelli ad Antonello Sarno e a Hollywood Party. «Il Baff – dice – è diventato un piccolo club non solo di amici ma di complici che amano il cinema e hanno trovato a Busto Arsizio la possibilità di approfondire questo legame. Nella sua semplicità, negli incontri ravvicinati che favorisce, il Baff crea qualcosa che lascia un segno nel pubblico». L’auspicio di tutti è che sia così anche nel 2017.

Angela Grassi

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