Le riforme della legge fallimentare che si sono susseguite incessantemente dal 2005 a oggi hanno mutato le principali coordinate del diritto italiano della crisi: abbandonata l’idea del fallimento come sanzione, oggi si preferisce considerare l’impresa come un valore da tutelare. Il fallimento, volto a dissolvere l’impresa, cede il passo alle soluzioni negoziali della crisi di impresa (in particolare gli accordi di ristrutturazione del debito ai sensi dell’art. 182-bis l.fall.) e alle soluzioni alternative al fallimento, volte a evitare gli effetti disgregativi tipici dello stesso (in primis, il concordato preventivo).

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